Frames Blog Federico Serrani

Accidentally Wes Anderson

17 Giugno 2021

parole di @ale_theia 

 

Accidentally Wes Anderson: non credo possa esistere un nome più appropriato per un progetto nato come profilo Instagram nell’estate del 2017 dall’idea di due persone in cerca di luoghi da visitare in un prossimo viaggio, e diventato – oltre a un sito e una newsletter – anche uno splendido libro ma, ancora più importante, uno modo di vedere e raccontare il mondo e una community che conta oggi oltre un milione e mezzo di persone. Sembra di guardare i mille angoli del mondo, dagli hotel agli stadi, da i fari a picco sul mare ai negozi di cibo etnico, dai teatri alle chiese, passando per tutti quei mezzi di trasporto tipici, proprio attraverso l’occhio del regista. Per chi vuole fermarsi alla facciata estetica c’è una bella immagine; per chi ha il desiderio di approfondire la storia dei singoli luoghi, ecco una didascalia in cui l’informazione diventa abile storytelling. 

Wally Koval, esperto di comunicazione digitale, da quattro anni gestisce – dal 2020 a tempo pieno – la pagina e tutte le attività che vi ruotano intorno insieme ad Amanda, oggi sua moglie: un piccolo team familiare che si occupa di rispondere alle migliaia di submission ricevute mensilmente e ai DM sui social, un numero incalcolabile ed esponenzialmente in crescita, dedicando tutto il proprio tempo a disposizione. “Cerchiamo di rispondere a tutti, per noi la Community con la ‘C’ maiuscola è un aspetto importantissimo e senza cui non saremmo mai stati in grado di realizzare tutto quello che abbiamo realizzato.” Mentre lo intervisto su Skype Wally si trova in Delaware con Amanda per qualche giorno di mare, ma non ha ancora avuto modo di vedere da vicino la spiaggia perché c’è sempre molto da fare. “Negli ultimi 18 mesi non ci siamo mai fermati, ed è stato giusto così, ma dobbiamo sicuramente diventare più bravi nella gestione del tempo libero!”

 

Uno dei segreti dei Koval e della riuscita del progetto, al di là di una curatela inflessibile nei suoi standard e una ricerca di storie di valore e interessati, perfettamente sposate con l’estetica leggera e colorata che li rende immediatamente riconoscibili, è stato la costanza. “Abbiamo pubblicato, fin dall’inizio, un post al giorno, tutti i giorni.” Comprese le feste comandate, i giorni di malattia e di vacanze e persino quello del loro matrimonio. Un impegno costantemente ripagato dalla risposta del pubblico, che ha salutato la pubblicazione del libro con grandissima gioia: il volume è alla sua ennesima ristampa, disponibile in dieci versioni e in sette lingue diverse. Un libro endorsato dallo stesso Wes Anderson, che ha dato la sua approvazione ai contenuti e, soprattutto,si è offerto di scrivere una breve prefazione perfettamente nel suo stile. Quando chiedo a Wally se possiamo aspettarci una collaborazione con lui, risponde che non si può mai dire, visto che tutto quello che  accaduto fin qui dall’inizio sarebbe sembrato impossibile. 

 

Nei piani c’è un nuovo libro, chissà se il regista si farà nuovamente coinvolgere. Nel frattempo Wally e Amanda hanno realizzato una collaborazione con Sotheby’s, la casa d’Aste inglese, raccontando le avvicenti storie nascoste dietro ad alcuni tra i pezzi più preziosi venduti lo scorso mese di maggio, dall’orologio appartenuto al primo esploratore del circolo polare artico alla tiara della regina di Savoia, confezionata dalla famiglia Musy, dinastia di gioiellieri di Torino il cui laboratorio e negozio esiste ancora, ed è persino il più antico d’Italia. Hidden Wonders, oltre a essere ospitata sui canali di AWA, in piena coerenza con i contenuti condivisi in questi anni, è diventata anche una mostra a New York in cui quelle piccole immagini quadrate sono state stampate in grande formato, dando quasi l’illusione di camminare in mezzo a quei luoghi.


“Riceviamo quotidianamente moltissime richieste di collaborazione,” racconta Wally, “con offerte anche ambizione, ma tutto ciò che non è perfettamente coerente con il progetto lo rifiutiamo.” L’identità del progetto è qualcosa che non è mai stata messa dai Koval in discussione, e si vede. È raro trovare progetti dotati di una tale riconoscibilità, e senza che questa diventi in alcun modo ridondante, perché se il punto di vista è sempre il medesimo, l’oggetto è sempre diverso e sorprendente. Wally crede che l’ingrediente segreto sia una certa leggerezza: io, conoscendolo sempre meglio ho imparato a riconoscere passione e professionalità, in egual misura, con un pizzico di ironia e moltissima pazienza e duro lavoro. Non è questa la ricetta del successo?

 

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