
Fotografia europea 2023
11 Maggio 2023
di Alessandra Lanza
Puntuale come ogni anno, anche questa primavera ha portato con sé una nuova edizione del Festival di Fotografia Europea a Reggio Emilia, una delle manifestazioni più piacevoli e interessanti del settore – che non ha caso ha vinto l’edizione 2022 dei Lucie Awards a New York quale miglior Photo Festival of the Year – e che riesce con approcci artistici differenti a fornirci una fedele fotografia del mondo, e in particolare del continente, in cui viviamo.
Quest’anno infatti il tema è più “europeo” del solito, come dichiara il titolo: Europe Matters. Visioni di un’identità inquieta, dedicato a esplorare un’idea di Europa e dei popoli che la abitano, attraverso temi come quello della Brexit: Merrie Albion, il progetto di Simon Roberts, racconta il Regno Unito ed esplora cosa significhi essere britannici in questo momento storico. Con il progetto di Mónica De Miranda, The Island, si svelano, attraverso una contro-narrazione costruita dalle biografie di uomini e donne di origine africana che vivono in Portogallo, i pregiudizi radicati nella società e vengono messe in discussione le nozioni standart di identità basate sulle categorie di razza e genere. Il lavoro di The Archive of Public Protests con You will never walk alone, raccoglie le testimonianze di attivismo sociale di massa, mentre Alessia Rollo, in Parallel Eyes, esplora le ritualità di luoghi come il sud Italia, e Samuel Gratacap, con Bilateral, racconta i confini di frontiera e chi cerca di attraversarli. E queste sono solo alcuni dei tanti e preziosi punti di vista raccolti.
I curatori Tim Clark, editor 1000 Words & curator Photo London Discovery, l’immancabile Walter Guadagnini, storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia a Torino, e Luce Lebart, storica della fotografia, curatrice e co-autrice del volume Une histoire mondiale des femmes photographes, cercano così di rispondere a una domanda: «In che modo la fotografia e i fotografi contemporanei stimolano risposte alle sfide e alle situazioni che i cittadini europei sono chiamati ad affrontare?», per riflettere sull’esistenza di un’identità europea comune e su quanto il mito e la memoria modellino o addirittura rafforzino il nostro senso collettivo di appartenenza.

Biglietti e accrediti si ritirano come sempre ai Chiostri di San Pietro, dove vi consiglio di cominciare ad affrontare il percorso mostre: è la location più ricca e che non potete davvero perdere. Al piano superiore trovate i progetti già nominati e altri lavori, tra cui merita davvero una menzione speciale il lavoro della fotografa Yelena Yemchuk, Odesa, raccontata nelle sue contraddizioni a partire dal 2015 e fino al 2019, attraverso i volti dei ragazzi dell’Accademia militare della città e di chi la abita: ritratti di rara intensità in grado di catturarci e di creare anche intorno a noi l’atmosfera che li circonda. Al piano inferiore una sorpresa, la retrospettiva dedicata a Sabine Weiss (nata nel 1924 e scomparsa nel 2021, è stata tra le principali rappresentanti della “la fotografia umanista” di cui fanno parte i più noti Robert Doisneau, Willy Ronis o Edouard Boubat). L’autrice stessa ha contribuito a curare la mostra fino all’ultimo, a testimoniare la passione di una vita intera e la sua umanità, evidente non solo nel reportage, nel ritratto e nei lavori più personali, ma anche nella moda e nella pubblicità.
Da non perdere anche la sede di Palazzo dei Musei, con i progetti, tutti validissimi, di Giovane Fotografia Italiana #10 per il Premio Luigi Ghirri 2023, e con una mostra dedicata alla visione della natura e dei giardini dei grandi maestri, Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e L’Architettura degli Alberi, che vede non solo il fotografo di Scandiano, ma anche opere di Olivo Barbieri, Giovanni Chiaramonte, Joan Fontcuberta, Mimmo Jodice, Francesco Radino. Dalla Biblioteca Panizzi allo Spazio Gerra (dove ci sono 115 geniali ritratti scattati da Roberto Masotti ai più noti musicisti contemporanei di tutto il mondo), ogni luogo merita una visita, ma promettete di non perdere, solo perché è un po’ più lontata dal centro, la mostra ospitata dalla Collezione Maramotti: oltre a No Home from War: Tales of Survival and Loss, prima personale in Italia del fotogiornalista inglese Ivor Prickett con oltre cinquanta scatti da scenari di conflitto dal 2006 al 2022, potrete approfittare per godervi i quadri stranianti e dai colori psichedelici del pittore Andriu Deplazes.
Il bello, per chi può fermarsi per almeno un weekend, è che oltre alle mostre “ufficiali” c’è anche un’ampia offerta di altre mostre minori, ospitate per tutta la città, parte del Circuito OFF, di cui viene fornita un’utilissima mappa sul sito della manifestazione, da intervallare con una porzione di erbazzone e un bel bicchiere di lambrusco. È giusto nutrire gli occhi e la mente, ma anche lo stomaco e lo spirito vogliono sempre la loro parte.