
Francesca Baraghini: raccontare è arte e mestiere
17 Dicembre 2020
Per chi segue il tg di TV8 o per gli habitué di Sky TG24, il volto di Francesca Baraghini e i suoi capelli rossi, la sua voce profonda e la sua parlantina dovrebbero essere familiari. Io l’ho scoperta guardando Sky, dove fino a qualche mese fa ha condotto prima il tg e poi Skyline, per poi passare alla nuova rete. Quando le chiedi di raccontarsi, la giornalista genovese, appena eletta telegiornalista dell’anno, parla veloce per non annoiarsi e quando è in diretta lo fa per non annoiare il suo pubblico. “La noia,” dice, “è quando conduco la misura delle cose.” I suoi pensieri corrono ancora più veloci, così veloci che carta e penna non bastano, meno male siamo nell’era delle note sugli smartphone.
Baraghini è una che al mattino si sveglia e legge almeno una decina di quotidiani nazionali e internazionali mentre fa colazione, per arrivare in redazione sapendo tutto quello che c’è da sapere e anche di più, perché per scegliere e spiegare con chiarezza le notizie a chi ancora non le conosce e si sintonizza per farsele raccontare da te, bisogna studiare ed essere sempre più preparati, che si tratti di cronaca, politica o sport. “Noi giornalisti,” spiega, “spesso dimentichiamo che le persone a cui ci rivolgiamo fanno un altro lavoro rispetto al nostro: salvano vite in corsia, aprono i supermercati durante la pandemia, puliscono le strade, si occupano dei figli, mentre noi siamo impegnati a raccogliere le notizie più importanti sulla base della notiziabilità e del buco che non vogliamo prendere, ma soprattutto per informarli su quello che succede,” spiega Baraghini. La voglia e la capacità di raccontare un mondo a più persone possibili è proprio la chiave che ha trovato da bambina leggendo il Diario di Anna Frank, riletto ancora e ancora per quasi vent’anni per assorbire quella che sembra una sorta di missione. “Da bambina non sapevo ancora cosa dovevo dire, ma volevo a tutti i costi dire qualcosa.”
Per qualche anno se n’è dimenticata, cimentandosi in uno sport diverso al giorno, compresa l’odiatissima parentesi nella danza classica, e dedicandosi al pianoforte negli anni in conservatorio, mentre i professori delle medie e del liceo hanno cercato in tutti i modi di farle capire che quella voglia di raccontare, insieme alla sua grande curiosità per quello che succede intorno a lei e nel mondo, si potevano incontrare nel giornalismo. Lei nell’età della ribellione non ci ha creduto troppo; d’altra parte Anna non aveva mai scritto di voler fare la giornalista. Baraghini ha provato persino a seguire le orme del padre dentista, finché si è arresa all’evidenza e tra un pomeriggio in radio e un esame di Teoria e tecniche del giornalismo ha conquistato la fiducia di un altro professore, che l’ha arruolata per il suo primo stage alla rete Primocanale.
A metà dei suoi vent’anni Francesca Baraghini lavorava a Primocanale dalle 6 del mattino, per poi entrare a Radio Babboleo alle 11 e finire la giornata a riempire le pagine del Secolo XIX, facendo anche la paparazza fino a mezzanotte. Era già per lei sconvolgente che la pagassero per fare quello che amava di più, dormire passava in secondo piano. È da questa riflessione che è nato il suo blog Confidenze notturne. “Mi sono chiesta per anni se giornalista si nasce o si diventa,” racconta. “Credo si diventi giornalista, ma è molto bello dire che ci si nasce, perché guardandoti indietro capita di dire: ‘dovevo proprio fare questo’. Io dico che lo sono, perché quando esco da una redazione non smetto di esserlo. Sono giornalista quando scrivo, quando conduco e quando sono a casa in smart working per chiudere un pezzo.”
Le chiediamo se essere donna nel corso della sua carriera abbia mai costituito un limite. “Per me non è mai stato un grande problema essere femmina, ma lo è per molte ragazze: non possiamo nasconderci il fatto che per una bella ragazza spesso questo viene prima di tutto il resto,” risponde. “Per quanto possa sembrare faticoso, e in effetti lo è, quando le ragazze riescono a superare questo scoglio hanno la possibilità di dimostrarsi veramente brave. Se le femmine fanno tanta fatica, hanno poi buone chance per diventare davvero donne e rendere il mondo migliore.” Gli ostacoli e la possibilità di mettersi in discussione sono quelli da cui muove il cambiamento, e quell’impedimento che ci ha permesso di cambiare potrebbe essere proprio l’esperienza in grado di portarci alla nostra migliore versione possibile.
Articolo di @ale_theia. L’intervista integrale è su Spreaker.