
I gemelli nella fotografia
30 Agosto 2023
di Jasmina Trifoni
Diane Arbus – Identical Twins, Roselle, New Jersey, 1967
A un primo sguardo, è semplicemente una fotografia di due gemelle identiche che posano innocenti con gli occhi rivolti all’obiettivo. Ma, se ci si sofferma a guardarla – e non può accadere altrimenti, perché ha un ché di ipnotico – l’immagine s’insinua nella mente dello spettatore, di ogni spettatore. Pone quesiti. Inquieta. Sconcerta. E a farlo sono le sottili differenze di Cathleen e Colleen (questi i nomi delle due bambine di sette anni) ritratte da Diane Arbus durante una festa natalizia in una piccola città del New Jersey. Provate a trovarle: indossano lo stesso vestito di velluto a coste, hanno i capelli scuri tagliati allo stesso modo tenuti da un’identica fascia bianca, ma le calze hanno un ricamo diverso e, soprattutto, una sorride e l’altra no. In due parole, le gemelle mostrano la diversità del loro essere identiche.
“Ci sono, ci sono state e ci saranno sempre un numero infinito di cose sulla Terra: individui tutti diversi, che desiderano cose diverse, conoscono cose diverse, amano cose diverse, tutti sembrano diversi… Questo è ciò che amo: le differenze”. Così ha scritto Diane Arbus, della quale quest’anno ricorre il centenario della nascita, in quello che è il suo statement, il fuoco che l’ha portata a raccontare, con uno stile tanto crudo quanto perfetto, l’eccentricità del nostro mondo, ritraendo di volta in volta individui “strani” e personaggi che vivono ai margini della società.
Non a caso, questa delle gemelle identiche è la fotografia che la Arbus considerava la più riuscita tra tutte, quella che definiva l’intero suo lavoro. Perché le gemelle identiche sono una metafora della relazione tra arte e realtà. Rappresentano il momento di passaggio tra l’armonia e l’innocenza e la sproporzione e l’oscuro. E, di nuovo non a caso, la natura inquietante delle gemelle identiche della Arbus ha ispirato molte altre menti creative. Una tra tutte, quella del regista Stanley Kubrick: le sue altrettanto iconiche gemelline nel film Shining sono l’immagine che, anche a distanza di anni, resta quella più impressa nella memoria, più ancora del ghigno malefico di Jack Nicholson che tiene in mano un coltello insanguinato.
Del resto, i gemelli e il tema del doppio hanno sempre esercitato un fascino oscuro e irresistibile, fin dai tempi più remoti. Si pensi alla mitologia classica, con i Dioscuri, Castore e Polluce, o con Romolo e Remo, o con i gemelli Asvin che compaiono all’alba e al tramonto, citati centinaia di volte nei Veda, la raccolta di testi sacri dell’Induismo. O, ancora con il concetto del döppelganger (sosia, in tedesco), un terrificante presagio esoterico di morte e sventura o, passando alla letteratura, con lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde. E ci sono miti, leggende e credenze legate ai gemelli letteralmente in tutte le culture, in ogni continente.
C’è chi sostiene che di ciascuno di noi ci siano sette sosia sparsi nel pianeta. E di recente David Aldous, illustre studioso della teoria delle probabilità dell’Università di Berkeley, ha calcolato che, dati i circa 8 miliardi di esseri umani sul pianeta, esiste lo 0,11% di probabilità di incontrare il proprio “gemello sconosciuto”. È poi un dato incontrovertibile – e la scienza ne sta cercando di individuare le cause – che dal 1980 a oggi il numero di parti gemellari sia aumentato di un terzo su scala globale, passando dai 9,1 ai 12 per mille, per un totale di 1,6 milioni di gemelli nati ogni anno.

Sono un prodotto, per così dire, dei tempi moderni le gemelle più celebri del mondo dello spettacolo: le californiane Mary-Kate e Ashley Olsen, prime nella classifica delle donne più ricche dell’industria dell’intrattenimento americana. Nate il 13 giugno 1986, hanno cominciato la loro carriera in tivù, poi sono passate al cinema e poi ancora, con il brand Dualstar, si sono lanciate con successo nel mondo della moda. E anche la moda si è fatta attrarre dall’unicità/diversità dei gemelli. Alessandro Michele ha chiamato Twinsburg – dalla cittadina nello Stato americano dell’Ohio dove dal 1976 ogni anno si tiene il raduno nazionale dei gemelli – la sua collezione della primavera/estate 2023 (quella che ha segnato il suo addio a Gucci) e ha fatto sfilare in passerella 68 coppie di gemelli monozigoti, 50 donne e 18 uomini, che si tenevano per mano, in un evento che è stato definito perturbante ed emozionante.

Tornando alla fotografia, hanno per tema i gemelli alcuni progetti molto interessanti. Ketaki Sheth (1957), la più importante e celebrata fotografa indiana, ha realizzato Twinspotting che lei stessa ha definito “un sottile studio sull’individualità”. Ha fotografato centinaia di coppie di gemelli, in India e nella diaspora (Africa orientale e Regno Unito), tutti di cognome Patel, appartenenti a una folta e operosa comunità originaria dello Stato del Gujarat che ha la particolarità di avere al suo interno una percentuale sorprendentemente alta di gemelli. Anche in Nigeria, e precisamente nella città di Igbo-Ora, in Nigeria, nasce ogni anno un numero incredibile di gemelli e Stephen Tayo (1994), straordinario fotografo di Lagos, ha trascorso mesi a ritrarli, celebrando la bellezza del “doppio” per il suo progetto chiamato IBEJI (letteralmente “l’arrivo del due”), dal nome della divinità degli Orisha che rappresentano la cultura delle genti Yoruba, in Africa Occidentale e nella diaspora latinoamericana. In Nigeria i gemelli sono venerati come simbolo di buona fortuna, e il lavoro di Tayo esplora l’impatto psicologico di dover condividere la propria identità. E, in riferimento alle credenze degli Yoruba, di come qui il valore della gemellarità possa tradursi in pressione sociale.

Parte invece dal desiderio di rivelare quanto la vita influisca sull’unicità/diversità dei gemelli il progetto di Gao Rongguo (1984), uno dei più acclamati fotografi cinesi contemporanei. Gao ha fatto sua la massima di Confucio “Cinquanta per conoscere il proprio destino” e ha fotografato decine di coppie di gemelli monozigoti all’età di cinquant’anni. Li ha ritratti faccia a faccia, in quella che è una poetica, emozionante e rivelatrice rappresentazione del fato. «Davanti a uno specchio, ciascuno vede riflessi i propri successi e le proprie sconfitte», ha detto l’artista.

La stessa urgenza è quella che anima il progetto (ancora inedito, e ne presentiamo un’immagine in anteprima) Be Twins della fotografa italiana Roselena Ramistella. A partire dal 2015 fotografa una volta all’anno due gemelle identiche per cercare di cogliere se e come le loro diversità si acuiranno con il passare del tempo. «Ora sono preadolescenti, e ancora sono simbiotiche e indistinguibili», racconta la Ramistella, per la quale il tema dell’unicità e diversità dei gemelli è una magnifica ossessione. Del resto, anche lei ha una gemella (quasi) identica.