Frames Blog Federico Serrani

I miracoli di LaChapelle

3 Maggio 2022

parole di @ale_theia

 

Per questo primo del mese – auguri a tutti i lavoratori! – FrameS avrebbe potuto parlare di qualcos’altro che non fosse la fotografia, visto che è stata toccata tante volte e tra le nostre ispirazioni ci sono tante altre arti, insieme alla letteratura, all’architettura, al cibo, e tutto quello che si incontra durante un bel viaggio alla scoperta di posti nuovi. 

 

 

Poi però capita di essere folgorati da un fuori programma – in questo caso la mostra di David LaChapelle (1963) al Mudec di Milano, non lontano da casa mia e a portata di mano per una piccola fuga pomeridiana in cerca d’ispirazione – e l’esperienza impone si essere raccontata, ripercorsa, condivisa. Caso vuole che fino al 6 marzo “I believe in Miracles” sia stata esposta a Napoli, dove sono appena stata, lasciandomi ugualmente folgorare – dalla icone disseminate in ogni quartiere, soprattutto nei più disastrati, dal cibo, appunto, dal vino coltivato sulle pendici del Vesuvio e da tanto altro che spesso sortisce lo stesso effetto di una fotografia a grande formato di La Chapelle: meraviglia, una certa sopraffazione, un senso di rispetto e la rivelazione di qualcosa di sacro e potente. Se camminando per le vie di Napoli di si ritrova immersi in una sorta di realismo magico, così nelle fotografie messe in scena, costruite e perfezionate allo sfinimento, c’è la sintesi affrescata del mondo in cui viviamo.

Una delle cose che più stupisce del lavoro di LaChapelle, coerente non solo da sempre per il tipo di soggetti e di ricerca, per l’uso del colore e per lo stile riconoscibilissimo, è la contemporaneità di quello che racconta. Che le foto risalgano alla fine degli anni ‘90, alla metà della prima decade del Duemila o a una manciata di anni fa, quello che rappresentano continua a essere attuale, come la critica che propone. Anticipatore di una certa critica alla società in cui si sono evolute le tecnologie, ma non il nostro modo di pensare, di trattare il Pianeta e le persone, l’artista provoca in un modo incapace di invecchiare, e questo contribuisce allo stupore. 

 

Come può un approccio così Barocco e kitsch, che unisce in certe immagini horror vacui e catastrofismi, cultura pop e stratificazioni artistiche pescate dal passato anche più antico, riferimenti religiosi che sfidano quella che molti potrebbero semplicemente definire blasfemia, non risultare mai eccessivo – anche quando forse vorrebbe esserlo, ma il fatto che questo non arrivi e perché la meraviglia è troppo forte. Come racconta in alcune interviste, dopo essersi trasferito alle Hawaii nel 2005 aveva pensato di abbandonare per un po’ la fotografia, pensando di non aver più nulla da dire, finché non ha visitato la Cappella Sistina, dov’era già stato durante l’infanzia, ma che nel silenzio di quella visita è stata folgorante. L’opera di Michelangelo divenne poco dopo lo spunto per le opere del 2007 Deluge, in cui LaChapelle re-immagina e reinterpreta un diluvio biblico, ambientandolo a Las Vegas.

“Credere nei miracoli non significa delegare a qualcun altro scelte che spettano a noi,” spiegano i curatori Reiner Opoku e Denis Curti. “Equivale piuttosto a definire un impegno preciso per costruire un processo di intenzioni. Se è vero che l’arte è un investimento sull’umanità, allora bisogna continuare a raccogliere e costruire le trame di un mondo possibile, leggere e proporre il nostro tempo come un atto di consapevolezza. E tutto questo è contenuto nell’arte, perché senza quella coscienza le immagini non valgono nulla. Ecco che cosa propone questa nuova narrazione, pensata appositamente per la mostra al MUDEC di Milano.” Le opere in mostra sono 90, e offrono così tanti elementi e dettagli su cui concentrarsi che la visita potrebbe prolungarsi all’infinito. 

Che si tratti di Kim Kardashian o Kanye West, di giovanissimi Eminem e Britney Spears, di uno splendido Tupac o di Naomi in mitologia condita con la peggior cultura coloniale e occidentale, di fiori dalle geometrie e dai colori impossibili, di un quadretto religioso immerso in una natura incontaminata e primordiale, si tratta davvero di miracoli.

 

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