Frames Blog Federico Serrani

Il richiamo di Jack London, avventuriero e viaggiatore del secolo scorso

1 Marzo 2021

Jack London è uno di quegli scrittori che si incontrano da piccoli, con romanzi come “Il richiamo della foresta” (The call of the wild, 1904) o “Zanna bianca” (White Fang, 1906). Ricordo che li lessi entrambi tra elementari e medie, su consiglio degli insegnanti e in occasione di uno scambio di libri con altri alunni, e che mi rapirono non solo per la splendida prosa o per la simpatia che provavo per i protagonisti, ma anche perché erano in grado di creare nella mia testa un mondo nitido, di cui percepivo odori e vento fresco sulla pelle anche mentre divoravo il libro al sicuro delle mie coperte. 

Quei paesaggi lo scrittore, giornalista, prima ancora eclettico tuttofare (tra le tante mansioni: strillone, pescatore clandestino di ostriche, lavandaio, cacciatore di foche, agente di assicurazioni, coltivatore, etc.), e poi eccezionale fotografo li aveva esplorati e registrati nella sua mente – insieme a diverse delle avventure che racconta – una volta scappato dalla California in cui era nato nel 1876 e cresciuto con un padre adottivo e tanti espedienti, dagli studi che non poteva più permettersi e dalla povertà che precedette il suo successo. Come l’autobiografico protagonista del suo capolavoro Martin Eden, pubblicato a puntate tra il 1908 e il 1909 – e come viene rappresentato in un episodio della serie tv Star Trek: The Next Generation – ci vuole tempo perché London scopra il suo talento e riesca poi a farne una fonte di sostentamento. Spoiler: recupererà con gli interessi. 

 

 

Dalle sue esperienze di marinaio da ragazzino in Giappone alla corsa all’oro nel Klondike o come reporter di guerra in Corea, i viaggi furono ispirazione fondamentale per le opere di Jack London. Nel 1907, attraversò l’Oceano Pacifico a bordo di una barca vela insieme alla seconda moglie, alcuni amici e un piccolo equipaggio, salpando da San Francisco e toccando le isole Hawaii, Marchesi, Solomons, Tahiti, tra incontri con gli indigeni, pomeriggi di surf e giungle da esplorare. Tutto questo confluisce ne “La crociera dello Snark”, pubblicato nel 1911 e definito come una delle sue opere più riuscite.

L’avventuriero e regista americano Martin Johnson, uno dei membri dello staff dello Snark, posa con un nativo delle Isole Salomone. Guadalcanal, 1908

 

In appena 40 anni di vita – morì giovane, consumato dalle tante avventure in giro per il mondo e dall’alcolismo – London scrisse 40 libri di narrativa, 7 opere teatrali, 12 libri di saggistica e reportage e svariati articoli giornalistici, senza dimenticare le oltre 12mila fotografie che scattò con la sua Kodak dal 1906 al 1916. Dai senzatetto nell’East End di Londra, con i quali passò più di 80 giorni travestito per realizzare un reportage fedele raccontato ne “Il popolo dell’abisso” (The People of the Abyss), alle immagini della sua San Francisco dopo il terremoto che l’aveva devastata nel 1906, London si rivelò un ottimo reporter, che riusciva a concentrare il suo sguardo su chi era vittima delle ingiustizie senza giudizio e con grande sensibilità, forse proprio perché quella miseria l’aveva sperimentata lui stesso. Non a caso, chiamava le fotografie dei suoi reportage “documenti umani”.

Spitafield’s Garden, Londra, 1902. Foto di Jack London The Huntington Library, San Marino, California 

 

“Il mio posto in questa società era negli abissi, dove la vita offriva solo squallore e sventura, lì, sul fondo, carne e spirito erano ugualmente affamati e tormentati,” scriveva ne “Il senso della vita (secondo me)”, pamphlet pubblicato per la prima volta nel 1905 nel quale l’autore racconta dei suoi sforzi per uscire dalla condizione di appartenente alla classe operaia. Sforzi, sacrifici e tentativi che ne fecero poi uno dei più famosi, prolifici e meglio pagati scrittori della sua epoca. Nel pamphlet si delineava per la prima volta la sua ispirazione socialista, non solo nelle vesti di motivata fede politica, ma anche di una fiducia nei confronti dello spirito umano. Non stupisce che Ernesto “Che” Guevara fosse un suo lettore accanito.

 

Jack London è un uomo che non solo ha guardato da vicino tutto quello che ha raccontato, ma che sempre lo ha vissuto in prima persona, comprendendolo e mettendolo alla prova, riuscendo nello stesso tempo a prendere le giuste distanze per condividere tutto quello anche con chi ne avrebbe letto le opere e guardato le fotografie. Mentre andate alla ricerca dei suoi romanzi, nascosti da qualche parte in libreria, visto che grazie ai podcast e a Clubhouse abbiamo riscoperto l’ascolto e gli audiolibri, potete ritrovare “Il richiamo della foresta” insieme a Rai3.

 

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