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Scarpa e Olivetti, una storia d’amore a Venezia

20 Gennaio 2022

Secondo il critico Carlo Ludovico Ragghianti, si tratta di “uno dei più limpidi capolavori dell’architettura contemporanea”. Il negozio Olivetti, progettato nel 1958 da Carlo Scarpa su incarico di Adriano Olivetti e inaugurato nel 1959, un anno prima della scomparsa del grande imprenditore, è un gioiello nel cuore di Venezia. A raccontarci la sua storia è Elena Borghello, responsabile del negozio gestito dalla sua riapertura nel 2011 dal FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, e affacciato su una delle piazze più famose e fotografate del mondo, quella di San Marco, summa di anni di arte e architettura italiana, dalla Basilica bizantina al Palazzo Ducale, gotico, da Palazzo Reale, neoclassico, al Rinascimento delle Procuratie e della Biblioteca.

Vincitore del premio Olivetti per l’architettura nel 1956, il venezianissimo Carlo Scarpa riceve l’incarico di progettare uno showroom attraverso cui  rappresentare il saper fare italiano in uno dei luoghi più importanti del turismo italiano. Un vero e proprio «biglietto da visita», in grado di raccontare a chiunque lo visitasse gli inscindibili principi culturali e industriali dell’industria di Ivrea. «Vorrei da lei un biglietto da visita dell’Olivetti nella più bella piazza del mondo», dice proprio. Scarpa, formatosi da ragazzo alla Regia Accademia di Belle Arti di Venezia, dove entrò nel 1919 con l’intenzione di diventare pittore, uscendone nel 1926 con un diploma di professore di disegno architettonico, ha già progettato il padiglione del Venezuela ai Giardini della Biennale di Venezia, la Gipsoteca Canoviana a Possagno, il Museo di Castelvecchio a Verona e il Museo di Palazzo Abatellis a Palermo. Quello di Scarpa nei confronti dell’architettura è un bisogno, che si sposa perfettamente con l’amore che ha Olivetti per il suo lavoro – e i suoi lavoratori.

«Io ho una grande passione per l’opera d’arte. Mi sono sempre curato di conoscere, di sapere, capire […]. Non saprei scrivere, non potrei fare un articolo critico, ma sento vivamente questi valori. E allora mi emozionano», si esprime l’architetto nel 1972, abile nell’interpretare l’antico e lo storico con gli strumenti del presente – e, a vedere i risultati oggi, di un futuro senza tempo. Sfidando gli spazi estremamente ridotti (5 metri per 21) di una bottega dove prima si vendevano prodotti della Radiomarelli, nel disegnare il negozio Olivetti Scarpa sfrutta le vetrate aperte sotto i portici, progetta incastri perfetti, mescola la tradizione veneziana alle tecniche moderne, e crea un luogo che ancora oggi dimostra un equilibrio e un’eleganza attualissimi, oltre che pratici. 

Ai volumi recuperati con sapienza e con l’aiuto della trasparenza del vetro e dell’acqua si uniscono materiali di altissimo pregio e decorazioni audaci, i cui dettagli non finiscono mai di farsi scoprire sotto una nuova luce: dal marmo nero del Belgio a quello di Aurisina, dalla pietra d’istria al legno di teak, dagli stucchi veneziani ai mosaici colorati di Murano. Difficile decidere dove posare lo sguardo: sui pavimenti di tessere in vetro, sulla scala, quasi sospesa nel vuoto, con i suoi gradini asimmetrici e sfalsati, o sula scultura dorata di Alberto Viani che accoglie all’ingresso, immersa nella vasca scura e nel suo velo d’acqua?

 

Le Assicurazioni Generali, proprietarie dell’immobile, dopo un paziente restauro filologico terminato nel 2011 – a cui hanno partecipato anche la Soprintendenza di Venezia e Tobia Scarpa, che aveva affiancato il padre nella fase di progettazione e realizzazione del Negozio – hanno dato in gestione il negozio Olivetti al FAI, Fondo Ambiente Italiano, al fine di tutelarlo e gestirlo e renderlo finalmente accessibile al pubblico, insieme ai suoi colori originali e alla collezione di macchine Olivetti originali che erano esposte all’epoca, in primis famosa Lettera 22. 

 

Fondazione nazionale senza scopo di lucro, il FAI è nato nel 1975 con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio d’arte e natura italiano, vigilando e intervenendo attivamente sul territorio: non stupisce dunque che si spenda ogni anno nella battaglia per salvare Venezia e la sua laguna dal cambiamento climatico, che ha reso sempre più pericolose le maree e le loro conseguenze come nel 2019. Con alta marea superiore ai 95cm di altezza l’acqua salmastra infatti conquista anche il negozio Olivetti, sommerge il piano terra, mangia il metallo di cancelli e porte e rovina il legno e la pietra. Ogni anno può accadere anche decine di volte e per porre rimedio ci vogliono grande amore e pazienza.

 

Una storia d’amore di cui possono godere oggi i visitatori da tutto il mondo: dagli studenti di architettura agli addetti ai lavori che volano dal Giappone, dagli italiani che hanno scelto il turismo di prossimità soprattutto con la pandemia, agli stranieri che torneranno a popolare Venezia e le sue calli, tutti qui possono ammirare il genio di Scarpa e quello di Olivetti, ma anche mostre, come quella del 2015 dedicata alle fotografie delle grandi navi scattate da Gianni Berengo Gardin, o la più recente “Together, L’abitare contemporaneo di ieri, oggi e domani”, una riflessione sull’abitare a Venezia e sulla sua identità nel 2021. 

 

Per informazioni su visite, appuntamenti e iniziative potete seguire il canale Instagram del Negozio Olivetti e la pagina dedicata sul sito del FAI. Di seguito, invece, potete ascoltare l’intervista a Elena Borghello. 

 

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